In un articolo pubblicato su “Repubblica” e datato 20 gennaio 1989, Gianni Brera celebrò le impareggiabili caratteristiche estetiche del culatello, inserendolo in una lista di eccellenze alimentari del suo territorio. Lo scritto venne prodotto in seguito ad una visita di lavoro a Parma. Ancora una volta la sua penna si mise al servizio delle bellezze quotidiane, straordinarie nella loro semplicità, accessibili a tutti e, proprio per questo, uniche ed esclusive:
“Ho in mente un favoloso ristorante nella cui ala cercai rifugio dopo quella parentesi sublime [Duomo e Battistero]. Franai, pesavo molto, su una sedia che avrei preferito trovare impagliata di falasco. Mi sottrassi dapprima al lambrusco per goffa leziosaggine. Un Culatello fresco di taglio rosseggiava invitante come un prezioso marmo di Verona”.
Il Culatello catturato dalla penna di Gianni Brera: raffinatezza e tradizione
Gianni Brera ha regalato ai lettori italiani scritti di eccezionale eleganza, rivoluzionando la comunicazione in ambito sportivo e non solo. Unendo la sua vena letteraria ad uno stile funambolico, fatto di epiteti e di definizioni tanto improbabili quanto originali, Brera riuscì ad ottenere il rispetto di una comunità letteraria che, per quanto spesso restia ad associare la comunicazione sportiva all’alta letteratura, riconobbe la creatività e la raffinatezza delle quali le pagine dello scrittore di San Zenone al Po (Pavia) erano impregnate. Il contributo di Brera al panorama giornalistico e letterario italiano non si limitò tuttavia alla descrizione di imprese sportive, ma influì sul linguaggio collettivo, trascendendo il tanto amato mondo del pallone. Alcuni dei suoi neologismi, uniti ad aggettivi inusuali se attribuiti ai soggetti di cui Brera si occupava, si sono tramutati in espressioni gergali d’uso comune per milioni di italiani.
Un tributo d’eccezione a Parma e alla sua cucina
Il giornalista, classe 1919, non mancò certo di menzionare la città di Parma, elogiando una terra alla quale per molti anni fu legato e affezionato. Brera, emerso con la forza della cultura da un contesto contadino, non abbandonò mai la forma mentis della saggezza popolare, definendosi “figlio legittimo del Po”. Forse proprio per questo motivo il giornalista pavese amò Parma e la Food Valley, apprezzandone certamente i teatri e le realtà culturali più altisonanti ma, anche e soprattutto, ammirando la ricchezza agroalimentare e l’abilità dei parmigiani nel valorizzare i frutti della natura.
“Lasciai Parma sopraffatto dalla beatitudine di essermi sempre sentito a casa. Mi portai dietro un ricordo ispirato dal piacere. Tutto quanto aveva espresso la terra parmense lo avevo accolto con la gradevole sensazione che non mi fosse estraneo, né per il gusto né per la cultura”.
Il piacere della tavola e la gioia di sentirsi a casa: sentimenti a cui nessuno è estraneo. Ancora una volta Gianni Brera fu in grado di intrappolare in poche righe le atmosfere di un intero territorio. Le gioie descritte da Brera, quali lo sport e, in questo caso, il buon cibo sono talmente piccole da essere talvolta erroneamente trascurate. La sua abilità nel manipolare il linguaggio, appropriandosi di altri stili e idiomi con un simbolismo ancora oggi impareggiabile, fanno di lui un simbolo intramontabile di letterarietà. Allo stesso modo il culatello è uno status symbol senza tempo, sofisticato nel suo essere rustico e “alla mano”, tanto elegante quanto “popolare”.